Philippe Halsman
Cos’è il ritratto ?
Il sito della Treccani definisce il ritratto in questo modo “1. ., non Copia di uno scritto o di un’opera d’arte. 2. . Opera d’arte o fotografia che ritrae, cioè rappresenta, la figura o la fisionomia di una persona”.
A mio modesto parere, il ritratto non si può ridurre alla sola riproduzione della fisionomia, ma deve avere l’ambizione di esprimere l’essenza della persona di cui decide di lasciare memoria. Philippe Halsman è il fotografo in cui ho ritrovato perfettamente questo mio pensiero.
Amico di Albert Einstein, di Salvador Dalí e di moltri altri personaggi illustri della prima metà del Novecento, è stato un ritrattista che ha saputo fare valere la propria unicità usando l’ironia unita a un punto di vista fantastico, di cui si trova traccia in ogni suo ritratto.
Per lui il ritratto doveva cercare di fare emergere la vera identità celata dietro il personaggio e, per riuscire a farlo, utilizzò un escamotage che è diventato il suo marchio di fabbrica: il salto.
“Quando chiedi a una persona di saltare, la sua attenzione è principalmente concentrata nell’atto del salto, la sua maschera cade e appare la persona reale”.
Amava anche creare ritratti ambientati, utilizzando oggetti di scena che richiamavano quelli realmente presenti nella quotidianità della persona ritratta. Grazie all’incontro con Salvador Dalí, cominciò a realizzare scatti che avevano il sapore dei quadri surrealisti di quel periodo.
Le sue origini ebraiche lo costrinsero, durante la guerra, ad emigrare negli Stati Uniti, attraverso la Francia. In questo viaggio, ha realizzato molti servizi fotografici per Vogue e Life Magazine e proprio per questa ultima rivista ha scattato più di cento copertine.
Sul canale di Youtube del Time magazine è presente questo meraviglioso video dove viene descritto il suo metodo di lavoro con una breve intervista.